Se per comprare frutta e verdura ti obbligo a pagare il sacchetto bio.

fruttarolo.jpgQualche mese fa se ci avessero chiesto chi fosse la Novamont probabilmente nessuno di noi, o quasi, avrebbe saputo spiegare l’attività svolta da questa azienda leader incontrastato nella produzione del materiale per i sacchetti biodegradabili, la quale detiene l’80% del mercato nazionale. A ragione, visto che l’azienda di Novara ha inventato i sacchetti di MaterBi, materiale biodegradabile a base di mais.

Come pure se ci avessero parlato della Signora Catia Bastioli manager che nel 2014, già AD Novamont, viene nominata presidente di Terna, gestore delle reti di energia elettrica italiana.

Un passettino indietro. Nella torrida estate italiana e precisamente il 3 agosto 2017 un emendamento della deputata Pd Stella Bianchi al DL Mezzogiorno, in pieno periodo di ferie ma, soprattutto, in una normativa che non c’azzecca nulla (direbbe qualcuno…) ha approvato l’obbligo di utilizzare i sacchetti biodegradabili quando compriamo la frutta e la verdura nei supermercati.

Avete presente quando giriamo intorno a quegli immensi banconi dove viene esposta la frutta e la verdura di qualsiasi tipo che per trovare qualche pomodoro e qualche foglia di insalata bisogna chiedere indicazioni alla signora più anziana (molto più esperta di noi in materia…) salvo perdere tempo prezioso a girovagare di qua e di là senza cavare un ragno dal buco?

Bene! Una volta raggiunto l’obiettivo, memorizziamo diligentemente il numerino del prodotto di riferimento da digitare e ci dirigiamo alla bilancia corredata del prezioso sacchettino che questa volta sarà biodegradabile. La promessa è che potremo riutilizzare il sacchettino per l’umido dell’immondizia (sempre che non vada in mille pezzi nel trasporto e si riesca a togliere la tenace “pecetta” attaccata da mostrare alla cassa…). La sorpresa invece, è che ora c’è lo fanno pagare, sembra, 2 centesimi al pezzo!

E qui che la domanda nasce spontanea (…direbbe qualcun altro)…: perché il nostro governo ratifica (…e oltre noi, solo la Francia) nel più assoluto silenzio mediatico delle ferie estive, favorendo una società, la Novamont, la cui AD ha partecipato con un suo intervento alla seconda Leopolda di Renzi nel 2011?

La messa al bando dei sacchetti di plastica con la loro sostituzione con i sacchetti bio è una operazione sacrosanta per il rispetto dell’ambiente che ci circonda e del quale troppo spesso abusiamo.

In un paese normale, una norma del genere, verrebbe sbandierata come un grande obiettivo raggiunto da portare tra i motivi per raccogliere voti alle prossime elezioni.

Peccato che il nostro non è, purtroppo, un paese normale (tanto meno ideale…) e quindi chi è al governo ha il pudore di non pubblicizzarla mentre chi osserva le dinamiche del lavoro da lui svolto cerca il marcio anche in questa iniziativa.

A presto.

Andrea.

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