Iniziata la riunione che si prevedeva sarebbe durata tutto il giorno, “il capo” nonché titolare di tutto il ”baraccone” prese la parola e disse a tutti i presenti: «Mi dispiace interrompervi, ma vorrei cambiare l’ordine del giorno. Perché voglio che mi parliate degli errori che avete commesso. Di quelli voglio sapere. Sbagliando si impara».
Feodor Ingvar Kamprad uno degli uomini più ricchi del mondo e padrone assoluto di una delle aziende più diffuse e più famose al mondo, Ikea, scompare il 27 gennaio 2018 all’età di 91 anni.
Inutile nascondere la sorpresa da parte di tutti i presenti sentendosi sfidare dal boss a commettere errori – pensate che voleva conoscere il nome di chi avesse commesso gli errori più grandi in Ikea ed è arrivato al punto di mettere in palio dei premi!
La storia di Mr. Kamprad inizia in tenera età in una cittadina nel sud della Svezia, Pjätteryd, nella provincia dello Smaland, dove vendeva fiammiferi consegnandoli di persona in sella alla sua bicicletta.
A soli 17 anni, grazie ad un premio in denaro consegnatogli dal padre per i buoni risultati che aveva ottenuto negli studi, costruì uno stabilimento che chiamò IKEA.
Soffriva di dislessia ma volse a suo favore la disfunzione che ebbe un ruolo fondamentale nella crescita dell’azienda. Un esempio: i nomi dei mobili IKEA in svedese li ha scelti perché aveva difficoltà a ricordare i numeri. Un’altra idea geniale che Kamprad escogitò era il noto layout a labirinto dei suoi negozi per mettere in condizione i clienti di effettuare la maggior parte degli acquisti d’impulso nelle aree in cui gli articoli erano per lui più redditizi come tappeti e lampade. Geniale, no?!
E’ stato uno degli imprenditori di maggior successo al mondo nel dopoguerra. Riuscì a coniugare l’originale design dei suoi mobili con un livello di prezzi ridotti grazie a punti vendita delocalizzati nelle periferie delle grandi città e modificò il normale modo di fare acquisti. Fece in modo che fossero le famiglie a recarsi di persona nei negozi per visionare e acquistare prelevando da soli gli scatoloni dagli scaffali per poi montarli da soli una volta tornati a casa propria seguendo le dettagliatissime istruzioni presenti nella confezione insieme alle immancabili chiavi a brugola.
Oggi Ikea ha un giro d’affari di 38 miliardi di dollari l’anno, con una presenza di 411 negozi sparsi in 49 paesi, è diventata il nome per antonomasia dei mobili di design accessibili a tutti. Ha la particolarità di poter vantare, in alcuni anni, di avere stampato il proprio catalogo in un numero secondo soltanto alla Bibbia.
Quasi mezzo secolo fa Mr. Kamprad scrisse un libriccino intitolato «Il testamento di un commerciante di mobili» con aforismi molto interessanti, alcuni educativi «Soltanto dormendo non si commettono errori», altri di buon auspicio «La maggior parte delle cose deve essere ancora realizzata. Il futuro è radioso!». Aveva l’ambizione di voler fare sì che la sua azienda continuasse ad esistere dopo di lui. Per questo ha messo a punto una rete di aziende estremamente complessa e assolutamente ingegnosa.
Su quanto fosse parsimonioso Kamprad ci sono diverse testimonianze. Sembra che per risparmiare qualche euro comprasse i suoi abiti ai mercatini dell’usato e che per acquistare il cibo utilizzasse i buoni sconto dei supermercati che si trovano sui giornali.
Il 17 settembre 2012 lascia la guida di IKEA in favore dei suoi tre figli: Peter, Jonas e Mathias.
Secondo la rivista Forbes nel 2007 ha raggiunto il quarto posto degli uomini più ricchi del mondo con un patrimonio di 33 miliardi di USD.
Ma, nonostante una vita di grandi soddisfazioni, Kamprad è stato sempre preoccupato di pagare troppe tasse al punto che ha creato una fitta rete di aziende in tutto il mondo, sembra per cercare di eludere il fisco dei vari stati e ridurre il carico fiscale delle sue aziende.
Kamprad temeva che le aliquote patrimoniali e le imposte di successione fossero così onerose da costringere i suoi tre figli a vendere Ikea o a lanciarla sul mercato. Di conseguenza, si mise alla ricerca di giurisdizioni fiscali efficienti. «Abbiamo sempre considerato le tasse un costo, uguale a tutti gli altri costi legati al fare affari» disse nel 2011.
In effetti, non sappiamo se avesse valutato di spostare le sue attività in Italia, visto che il nostro “bel paese”, sotto l’aspetto delle imposte di successione è considerato un “paradiso fiscale”. Tutto ciò è dovuto al fatto che abbiamo delle aliquote e delle franchigie che garantiscono forti sconti anche a chi possiede interessanti patrimoni.
Un aspetto estremamente delicato ed urgente perché sono diversi anni che si paventa la possibilità da parte degli ultimi governi che si sono succeduti di inasprire le imposte di successione per ripianare il debito pubblico. Sarebbe come una imposta patrimoniale ma che colpirebbe i patrimoni, non in un momento preciso, ma sarebbe dilazionata negli anni a venire. Fa comunque gola al politico di turno intervenire in questa area che è l’ultima rimasta da colpire.
Intervenire per tempo ti permetterebbe di pianificare una serie di opportunità che vanno dalle semplici donazioni con mantenimento dell’usufrutto ad istituti più evoluti come fiduciarie e trust. Tutto in una logica di pianificazione successoria che ti permetta, in prima analisi, di mantenere sereno il clima familiare poiché le scelte su come trasferire il patrimonio vengono condivise tra tutti gli eredi, in seconda analisi, di utilizzare istituti assolutamente all’interno del perimetro legislativo ma che ti forniscono l’opportunità di abbattere il carico fiscale.
Di questo e di altri argomenti ho trattato anche in un altro articolo che trovi a questo link
A presto.
Andrea.
Papà di Alessandro e Jacopo, marito di Simona, abito a Porto S.Elpidio. Aiuto Imprenditori e Professionisti a proteggere la loro ricchezza. Lo faccio attraverso una attenta e costante analisi di tutto il patrimonio finanziario, immobiliare e di impresa, compresi i rischi NON finanziari.
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