La felicità è una questione di scelta.

E tu? Sei consapevole o inconsapevole? Nel fare le tue scelte di investimento hai un comportamento razionale o imprevedibile? Ecco la Finanza Comportamentale.

Alcune settimane fa ho pubblicato un articolo (link) in cui suggerivo di iniziare l’anno con un piano finanziario, proseguivo parlando in via generale della cultura finanziaria media del risparmiatore italiano e concludevo con un riferimento alla finanza comportamentale.

Ma che cos’è la Finanza Comportamentale?

Secondo un noto studioso e Professore di psicologia cognitiva all’Università Ca’ Foscari di Venezia, Paolo Legrenzi, la finanza comportamentale è lo studio dei comportamenti delle persone poste di fronte ad alcune scelte economiche e finanziarie.
Le scelte in questione, prosegue il Professor Legrenzi, sono le seguenti:
  • consumare tutto il reddito oppure dedicarne parte ai risparmi;
  • risparmiare in vista di scopi futuri oppure senza finalità precise, cioè con il solo obiettivo che i soldi generino altri soldi;
  • gestire da sé il proprio risparmio oppure consultare (affidarsi a) un esperto.
Tali scelte coinvolgono tutti gli individui e vengono fatte consapevolmente o inconsapevolmente.
Si, a volte prendiamo delle decisioni inconsapevolmente, senza pensarci.
Potrebbe sembrare assurdo! Ad esempio, se per mantenere il nostro tenore di vita andiamo a spendere tutto il reddito che generiamo non ci poniamo il problema del primo quesito. Quindi facciamo una “non scelta” senza considerare che, ridurre i nostri consumi e risparmiare una parte del nostro reddito potrebbe condizionare positivamente la nostra vita futura.
E’ questo il caso denominato dagli psicologi come pensiero implicito in cui la scelta ricade in una “non-azione” non ponderata. Il momento in cui decidiamo di non fare nulla senza accorgerci che anche questa è una decisione.
A questo si contrappone il pensiero esplicito caratterizzato da azioni derivanti da strategie vagliate con cura per arrivare ad una scelta ponderata di non fare.
In economia e finanza, gli economisti, ci parlano di un uomo che si serva soltanto del pensiero esplicito. Ma ci si è resi conto che tale approccio ha dei limiti oggettivi. Quindi si è chiesto aiuto agli psicologi poiché l’economia non dispone di modelli che siano in grado di rendere conto del reale comportamento dei singoli investitori.
Daniel_KAHNEMAN

Daniel Kahneman

L’approccio degli economisti presuppone la totale razionalità degli individui capaci di effettuare scelte dettate solo ed esclusivamente dal raziocinio. A questo limite cercano di porre rimedio gli psicologi. Non è un caso che Daniel Kahneman, uno psicologo israeliano, è stato insignito, insieme a Vernon Smith, del Premio Nobel per l’economia nel 2002 «per avere integrato risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alla teoria delle decisioni in condizioni d’incertezza». Professore all’Università di Princeton, Kahneman è uno dei fondatori della finanza comportamentale.
La finanza comportamentale spiega quelli che sono gli errori di scelta dal punto di vista degli economisti. Questo non vuol dire che gli economisti debbono correggere i loro assunti alla luce del funzionamento effettivo della mente umana. Sarebbe come modificare le leggi dello Stato dopo aver constatato che molti cittadini le infrangono sistematicamente. Si va a lavorare su due piani diversi che vanno tenuti separati.
Tornando al pratico possiamo sicuramente affermare che gli individui nell’effettuare le proprie scelte di investimento hanno un comportamento assolutamente lontano dalla razionalità e dalla prevedibilità.
Tutto ha inizio dalle aspettative che ogni risparmiatore/investitore ha in merito all’esito del suo investimento. Come ci suggerisce Ruggero Bertelli Professore Associato di Economia degli Intermediari Finanziari all’Università di Siena,
“La felicità è una questione di scelta”.
Se pensi di calibrare la tua felicità o soddisfazione in merito al rendimento del tuo investimento posizionandoti sui massimi, rischi di essere sempre infelice!
Bisogna capire chi siamo prima di addentrarci nei mercati azionari.
Ti tufferesti in una piscina se non sai nuotare? Perché hai azioni in portafoglio se non sai a cosa puoi andare incontro?
“Se non sai chi sei è molto costoso scoprirlo sui mercati finanziari”.
Queste e altre domande aiutano a scoprire la personalità dell’investitore e lo preparano alle insidie che possono presentarsi durante il periodo in cui i suoi denari sono investiti.
Una delle regole fondamentali espresse dal Professor Bertelli riguarda la “sicurezza” di un investimento finanziario:
“Un portafoglio ben diversificato ha “minusvalenze” che sono sempre recuperabili”
Per quanto possano essere “profonde” le oscillazioni negative in un dato periodo di tempo se il portafoglio in cui siamo investiti risulta adeguatamente diversificato e decorrelato andremo sempre a recuperarle. Questo vuol dire che ogni investitore dovrà raggiungere i propri obiettivi di investimento indipendentemente dai mercati.
Naturalmente tutto ciò prevede una preparazione preventiva da parte dell’investitore e una analisi della tolleranza alle oscillazioni da parte di chi consiglia un l’investimento.

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Ho sempre in mente un mio cliente che, la prima volta che l’ho incontrato, aveva sottoscritto dei fondi azionari con 100 mila euro per poter ottenere un tasso dell’1% su altri 200 mila euro.
Questa operazione aveva la durata di un anno!
Salta subito agli occhi di un osservatore esperto che questa si configura come una operazione strettamente commerciale (direi abbastanza aggressiva) che potrebbe essere interessante se il cliente in questione avesse una tolleranza adeguata alle oscillazioni dei mercati azionari e fosse pianificata in ottica di medio/lungo periodo.
Non era il caso di questo cliente che ai primi scossoni di mercato e quindi ai primi ribassi dei fondi azionari che aveva in portafoglio comincia a maledire il suo consulente il quale, in sede di sottoscrizione, non è stato in grado di capire l’effettiva tenuta dei nervi del suo cliente.
Tutto ciò spesso si risolve in un disinvestimento da parte  del cliente che, oltre alla delusione del momento, difficilmente sarà disposto a valutare una soluzione simile in futuro.
A presto.
Andrea.

3 Comments on “La felicità è una questione di scelta.

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