L’imprenditore digitale. Intervista ad Alessandro Giglio.

Alessandro Giglio è il Presidente e Amministratore Delegato di Giglio Group.
Giglio Group realizza l’e-commerce per le eccellenze del Made in Italy, Fashion, Design e Food, gestendone interamente le attività.
I servizi offerti riguardano la creazione dei siti e-commerce e la gestione totale di tutta l’attività, dal marketing ai social media, dal customer care alla logistica, ai pagamenti. Posizionamento dei prodotti dei brand nelle “vetrine” dei principali market place del mondo e sviluppo di progetti avanzati di “omnicanalità” per integrare i punti vendita fisici con i negozi virtuali.
Fondata nel 2003, oggi la Giglio Group è quotata alla Borsa Italiana, sul segmento MTA Star, ha sedi a Milano, New York, Hong Kong, Shanghai, Roma, Genova con l’obiettivo, realizzato, di portare il meglio del Made in Italy nel mondo.
Su una piattaforma di distribuzione con 300 milioni di utilizzatori e 70 brands, Giglio Group, è la prima compagnia di e-commerce globale 4.0 nonché unico editore straniero autorizzato a diffondere il Made in Italy sulle piattaforme TV e web della Cina sviluppando soluzioni digitali all’avanguardia con oltre 180 milioni annui di utilizzatori sulle piattaforme web cinesi.
Quando hai capito di essere arrivato?
“Il presupposto è che non si arriva mai! Non sono arrivato e sono in viaggio costante e continuo. Il segreto è non contrastare e non cercare appigli solidi ma lasciarsi scorrere al flusso delle onde.
Il modello digitale è in trasformazione costante e quotidiano. L’esempio più clamoroso sono le ultime settimane di lock down. Nei tre mesi di pandemia il digitale ha avuto una evoluzione che probabilmente avremmo potuto immaginare in circa 3/5 anni di sviluppo lineare.
Una trasformazione non solo in termini quantitativi di persone che accedono al digitale. Mi piace citare un esempio che può essere illuminante: la Sardegna, nel mese di marzo, ha aumentato del 2.500% gli acquisti online!”
I cambiamenti in genere suscitano paure, resistenze. Preferiamo restare nella nostra “zona di comfort”. Se, inoltre, abbiamo una clientela da mantenere abbiamo timore che “non apprezzi” scelte di cambiamento. È la nostra natura di essere umani a farci rimanere dove pensiamo di riuscire meglio?
“In questo momento di una cosa sono certo e su cui mi posso esporre: non c’è nulla di più rischioso di non cambiare.
Il rischio maggiore che qualunque azienda, qualunque persona possa affrontare in questo momento è il non cambiamento e rimanere incollati al vecchio modello. Questo non è un rischio ma una certezza di sconfitta assoluta!
I modelli di comportamento delle persone stanno evolvendo ad una velocità vertiginosa.
Mi piace citare un esempio: Blockbuster è l’esempio che mi appassiona maggiormente, una catena globale, una multinazionale, era il Netflix senza aver capito di essere Netflix. Per la paura di smontare un modello che era quello del negozio fisico, quartiere per quartiere è arrivata nel giro di meno di un anno alla morte, alla chiusura totale di un impero di svariati miliardi.”
Bisogna essere nativi digitali quindi avere 20/30 anni per potersi avventurare nel digitale oppure è qualcosa che va al di la di ciò che è scritto sulla carta di identità?
“La propensione al cambiamento credo sia una dote e più che propensione al cambiamento, visto che abbiamo una necessità naturale di cambiare per istinto di sopravvivenza, quindi al di la dell’età di ognuno, è la velocità nel cambiamento che è una caratteristica molto importante. Essere veloci nei cambiamenti è quello che distingue tra la vita e la morte, tra la sopravvivenza dell’azienda o la sua estinzione.”
Valgono di più le competenze o la mentalità?
“Le competenze all’interno dell’azienda ci debbono essere, sono importanti e contribuiscono al percorso ma la direzione, la visione è fatta dalla lungimiranza, dall’intraprendenza, dalla capacità di prevedere anziché inseguire.”
Potrebbe esserci un elemento che vada al di là della sopravvivenza? Ci si potrebbe ritrovare anche più soddisfatti, più felici e non necessariamente e solo costretti dalle condizioni a percorrere una certa strada?
“In questa rivoluzione digitale che possiamo chiamare “Rivoluzione Digitale COVID” vedo tanti spunti positivi. Intanto credo che non torneremo più a fare tutti quei viaggi, spostamenti di lavoro che abbiamo fatto fino ad oggi.
Credo che potersi interfacciare comodamente dalla propria casa dal proprio ufficio attraverso uno strumento di video conferenza ci permetterà di risparmiare una quantità di tempo enorme perché ricordiamoci che il tempo è il bene più prezioso del nostro millennio, di consumare meno anidride carbonica evitando spostamenti inutili, di ottimizzare i risultati, di aumentare in maniera importante la produttività ed avere più tempo per se per dedicarsi alle cose che contano nella vita. Questo è un effetto estremamente positivo.
Il digitale è un altro elemento altrettanto importante. Teniamo presente che solo il 6% del nostro export, del Made in Italy, viene venduto digitalmente nel mondo. La media a cui ragionevolmente può essere portato nella vendita digitale del Made in Italy può essere del 20%. Questo vuol dire che abbiamo un potenziale di crescita di circa il 2% del PIL, che è una cifra enorme. Noi abbiamo una necessità disperata di aumentare i punti di PIL e credo che il digitale possa essere la più immediata risposta a quest’esigenza.”
Alla luce della tua esperienza, che consiglio daresti ad un giovane che oggi ha fame di vita ma anche di affermazione e di successo?
“Intanto sarei io a chiedere al giovane di darmi dei consigli, di capire come lui vede la vita. Cercherei di avere consigli da lui piuttosto che darglieli. Se poi mi ricambiasse il favore chiedendomi come io vedo la vita e cosa consiglierei, direi che è essenziale in questo momento avere una ampia visione delle cose.
Per definire questo anni fa si usava un neologismo, il termine “Panoptico”, che voleva dire, appunto, avere una ampia visione delle cose. Credo che le barriere mentali e i paraocchi vadano eliminati. Più che seguire le proprie passioni, perché non sempre le proprie passioni portano a dei risultati, si potrebbe avere una passione per qualcosa per cui si è assolutamente negato e quindi andare incontro a un fallimento, bisogna cercare di capire quali siano le proprie doti, la propria capacità. È questa la cosa fondamentale.”

 

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